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La nostra meglio gioventù: Roosvelt, la roccia mite

Primo beneficiario dei nostri progetti in Perù a raggiungere l'università, Roosvelt è ad un passo dalla laurea in Scienze Impresariali. Una vita da romanzo, in fuga da un destino di povertà, tra mille mestieri e una forza di volontà fuori dal comune.

Non sono passati nemmeno sette anni dalla notte del 23 dicembre 2005. “Camminavo per Trujillo, portavo il carico di magliette che avevo cucito quel giorno. Calcolavo mentalmente quanto poco avrei guadagnato per tutta quella fatica. E, forse per la prima volta, pensai che no, la mia vita non poteva essere così: doveva essere di più che stare tutto il giorno a cucire polo e tute per un salario da fame. Di lì a due giorni la mia vita sarebbe cambiata per sempre”.

Edgar Roosvelt Ruiz Rodriguez, per tutti Roosvelt, è un “becado” speciale. Tra tutti i beneficiari del progetto di sostegno a distanza Becas è stato il primo ad accedere all’università, come ricorda il suo codice Sad “BU001”. E forse sarà anche il primo a laurearsi. Nelle scorse settimane ha infatti sostenuto l’ultimo esame di Scienze Impresariali, il corrispondente della nostra economia aziendale. Ora sotto con la tesi e poi il Cesvitem Perù potrà festeggiare la prima laurea di uno dei suoi ragazzi.

Sguardo fiero e gentile, Roosvelt è originario di Florencia de Mora, una delle periferie più povere e pericolose di Trujillo, Perù. Da quando frequenta le superiori tiene un meticoloso diario, perché “prima o poi un libro sulla mia vita lo devo proprio scrivere”. Gli spunti per un romanzo non mancano, a partire dai mille mestieri fatti per cercare una via d’uscita alla povertà: il panettiere, il bigliettaio sugli autobus, il marinaio, il sarto. “Ma nonostante tutto le mie tasche continuavano ad essere piene di sogni e completamente vuote di soldi. Nemmeno un centesimo. In nessun modo avrei potuto permettermi di iscrivermi all’università”. Fino al Natale del 2005 e all’incontro, quasi casuale, con Attilio Salviato, il rappresentante del Cesvitem in Perù, alla ricerca di un guardiano per la sede dell’associazione. Per Roosvelt un ennesimo nuovo mestiere, ma anche la possibilità di dare una svolta alla propria vita. Da lì all’ammissione al progetto Becas il passo è stato infatti breve, con l’impegno di contribuire parzialmente, grazie al proprio stipendio, alle spese per l’università.

Vuoi per la sua storia, vuoi per il suo presente (vive in un piccolo appartamento all’interno della sede), forse non c’è becados più orgoglioso della sua appartenenza alla grande famiglia Cesvitem. “Grazie al Cesvitem ho potuto anche fare la patente di guida” sottolinea con giusta soddisfazione. Gli altri ragazzi del progetto non sono per lui dei semplici compagni d’avventura. “Possiamo, dobbiamo rappresentare una risorsa per il Perù di domani. Tutti i becados sono ragazzi e ragazzi seri, volenterosi, disposti a qualsiasi sacrificio. Sappiamo che ci è stata regalata un’opportunità unica, che non possiamo sprecare. Spero che resteremo uniti, anche dopo la laurea, per continuare a crescere e a dare a tanti altri giovani una speranza in più”.

Testa attaccata al collo, Roosvelt è una roccia mite. Anche con le ragazze, fatto purtroppo non scontato in una terra dominata dal machismo. “Nella mia vita ho conosciuto la povertà. Sarei potuto rimanere nella calle, sulla strada, come i miei amici d’infanzia, a bighellonare tutti i giorni e a vivere di piccoli espedienti. E invece ho scelto, ho cercato un altro destino. Siempre adelante, sempre avanti, con l’aiuto di Dio. E ora so esattamente cosa voglio fare”. Grazie al Cesvitem, certo; grazie al destino; ma grazie soprattutto a se stesso, che ha saputo non perdersi.

Notizia del 22/03/2012


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