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Mutitu: il diritto all'acqua diventa realtà

Ultimi aggiornamenti dal Kenya su uno dei progetti più importanti nella storia del Cesvitem: l’ultimo passo è la connessione all’acquedotto delle famiglie più povere

Ancora Kenya, ancora Mutitu Water Project. Nelle scorse settimane don Romano Filippi, anima della parrocchia di Mugunda, è tornato in Italia per un periodo di (meritato) riposo. Un’ottima occasione per fare il punto della situazione su uno dei progetti sicuramente più riusciti tra quelli seguiti dal Cesvitem nel corso della sua storia, sulla possibilità di garantire anche in Africa, con l’impegno di tutti e il coinvolgimento della popolazione locale, il diritto all’acqua.

“A quasi undici anni dall’avvio dei primi lavori - spiega don Romano - il Mutitu è riconosciuto dalle autorità del Kenya come uno dei progetti di idraulica rurale meglio riusciti nel paese. Attualmente risultano posate 130 linee, per una lunghezza complessiva di oltre 350 chilometri, e 25 cisterne. Lungo le linee sono stati installati circa 1.500 punti di erogazione, tra cui 94 water point comunitari, 48 allacciamenti presso strutture pubbliche, tra cui 31 scuole, e oltre 1.300 connessioni da case private”.

Complessivamente il Mutitu è ormai in grado di garantire un rifornimento costante d’acqua a circa 14 mila persone, direttamente nelle rispettive abitazioni o nelle immediate vicinanze. “Anche negli anni di scarse precipitazioni, i residenti nell’area servita dal Mutitu hanno subito disagi infinitamente minori rispetto al passato e alle vicine regioni ancora prive di infrastrutture idriche”. L'acquedotto è ormai completamente autonomo dal punto di vista finanziario, in grado cioè di sostenersi senza bisogno di aiuti esterni: grazie infatti ai contributi per la connessione versati dai privati (300 euro), agli introiti derivanti dalle bollette (circa 2 euro al mese per prelevare 27 taniche da 20 litri al giorno) e al lavoro benevolo prestato dai soci, il Comitato di Gestione è in grado di provvedere, attraverso un’apposita squadra di tecnici, alla manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le strutture, e di studiare e realizzare nuove linee secondarie per servire le zone più isolate.

Resta da fare un ultimissimo passo, sempre nel segno della solidarietà e dell’attenzione ai più deboli. “Attualmente - spiega don Romano - sono circa 1.700 le famiglie residenti nella zona servita dal Mutitu ancora in attesa di poter connettere la propria abitazione con l’acquedotto. Di queste, 500 sono state classificate dal Comitato di Gestione come estremamente povere e quindi non in grado di versare il contributo necessario per la connessione”. Si tratta di un contributo una tantum pari a 300 euro, di cui 80 come contributo per la manutenzione dell’opera, 100 come corrispettivo di giornate di lavoro necessarie allo sviluppo e alla manutenzione delle strutture e 120 per l’acquisto dei materiali (tubature e snodi per l’allacciamento dalla linea principale, rubinetto, contatore e struttura in cemento per il punto di erogazione). Per questo il Cesvitem ha proposto di inserire il Mutitu Water Project nella campagna di raccolta fondi Libera l’Acqua, promossa dal Cipsi, con l’obiettivo di permettere l’allacciamento ad almeno 250 delle 500 famiglie segnalate dal Comitato di Gestione. In un’ottica di responsabilizzazione dei soggetti coinvolti, una volta eseguiti i lavori il pagamento delle bollette mensili resterà a carico delle famiglie.

Notizia del 20/08/2009


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