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Presidenziali Perù, vittoria ai meno moderati

Ollanta Humala e Keiko Fujimori

Presidenziali in Perù, vittoria ai meno moderati

Al ballottaggio finiscono l'ultranazionalista Humala e la figlia dell'ex dittatore Fujimori. I partiti di centro, che hanno esaltato una crescita economica senza redistribuzione, subiscono una dura sconfitta

L'unica cosa prevedibile delle elezioni in Perù è la loro imprevedibilità. L’ennesima conferma è arrivata dal primo turno delle presidenziali 2011. Ribaltando tutti i sondaggi, il primo turno è stato vinto dal candidato della sinistra ultranazionalista Ollanta Humala (31,7%), seguito dalla candidata di destra Keiko Fujimori (23,3%): saranno loro a sfidarsi nel ballottaggio del prossimo 5 giugno, tramite cui gli elettori peruviani sceglieranno il successore di Alan Garcia.

I grandi sconfitti sono invece i candidati di centro, dati per grandi favoriti fino alla vigilia del voto. Una contraddizione solo apparente. Che fa il paio con quella che il paese sta vivendo sul piano economico. Il Perù è il primo produttore al mondo di argento, terzo di zinco e stagno, quarto di piombo e quinto d'oro. E proprio grazie all'aumento dei prezzi delle materie prime negli ultimi dieci anni ha goduto di una crescita vertiginosa, non risentendo minimamente degli effetti della crisi mondiale. Il problema è che si tratta di una crescita solo macroeconomica, non seguita da una ridistribuzione equa dei benefici. Il Perù investe solo il 9% del Pil nel sociale, la metà rispetto a paesi come Brasile, Cile e Argentina. La spesa per l'educazione pubblica è solo del 3%, quasi interamente destinata a pagare stipendi e costi amministrativi, a fronte di una media latinoamericana del 4,1. Il programma dei partiti moderati faceva perno sul boom economico, insistendo sul modello neoliberista che lo ha reso possibile. Ma ha finito per scatenare il risentimento della maggioranza della popolazione che si sente esclusa dal nuovo benessere, facendo il gioco di chi, da estremi opposti, propone ricette diverse.

Alla fine, dunque, la vittoria se la contenderanno i due candidati che con la moderazione hanno meno a che fare. “Ci troviamo nella situazione di dover scegliere tra l’Aids e il cancro” afferma senza mezzi termini il Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. Humala prima di entrare in politica è stato un ufficiale dell’esercito, venendo accusato dell’appoggio in diversi omicidi e torture di cittadini civili innocenti. Il suo dichiarato riferimento al presidente ultranazionalista venezuelano Hugo Chavez e il suo programma (forte statalizzazione dell’economia, revisione dei trattati di libero commercio con Stati Uniti ed Europa, modifica della Costituzione repubblicana) preoccupano gli investitori e la notizia del suo successo ha fatto crollare la borsa. Dal canto suo Keiko Fujimori, 35 anni, è figlia di Alberto Fujimori, uno dei personaggi più influenti e controversi degli ultimi 50 anni in Perù, attualmente in carcere per gravi violazioni dei diritti umani compiute durante il periodo, tra il 1990 e il 2000, in cui é stato presidente. Tutta la campagna elettorale di Keiko è stata incentrata sull’esaltazione della figura paterna, sui suoi successi nella lotta al terrorismo e in campo economico.

Nella migliore tradizione peruviana, per il ballottaggio è impossibile fare qualsiasi previsione. Se non che i peruviani sono di fronte all’ennesimo, grande bivio.

Notizia del 27/04/2011


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