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Le sfumature rosa del progetto SubUrb

Nel ricco programma di azioni che nei prossimi tre anni metteremo in campo per migliorare la qualità della vita nelle periferie di Maputo, spicca l'attenzione per bambine e ragazze.

In queste settimane sta muovendo i primi passi il progetto SubUrb, l’iniziativa cofinanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AID 11493) che nei prossimi tre anni ci vedrà impegnati a migliorare la qualità della vita degli abitanti di cinque quartieri delle periferie di Maputo, la capitale del Mozambico. Una grande avventura solidale con molteplici tipologie di interventi, come dimostra la ricca rete di partner con cui collaboreremo. Dalle fondazioni AVSI e ACRA all’ong locale Khandlelo. Dal Consiglio municipale di Maputo al Comune di Milano. Dall’università sudafricana di Stellenbosch agli enti no profit HydroAid e EDUS fino a CarbonSink, spin-off universitario specializzato nello sviluppo di progetti di mitigazione del cambiamento climatico. Metteremo in campo un mix di azioni “tradizionali” (come la ristrutturazione dei bagni in otto scuole e cinque centri educativi) e innovative, come il potenziamento della piattaforma per la risoluzione di disservizi alla rete idrica e fognaria segnalati via sms dalla cittadinanza.

Ma c’è un aspetto traversale che ci sta particolarmente a cuore e che dimostra come ogni iniziativa di cooperazione, qualsiasi siano le sue finalità, può dare un importante contributo per l’empowerment femminile. “In base alle baseline di dati su cui si basa SubUrb - sottolinea il rappresentante del Cesvitem in Mozambico Figueiredo Rosario - il 69% dei bambini in età di scuola primaria che beneficeranno delle attività del progetto è di sesso femminile. Non solo puntiamo a migliorare le condizioni igienico-sanitarie di un target per oltre i due terzi femminile, ma ne stimoleremo la partecipazione all’individuazione e alla risoluzione dei problemi legati alle condizioni igieniche e ambientali degli ambienti che frequentano quotidianamente. Non solo, dunque, beneficiarie passive, ma anche protagoniste attive in un’ottica fortemente partecipativa”.

Una delle attività prevede in particolare la distribuzione a 2.000 bambine di dignity kit comprendenti assorbenti lavabili, biancheria intima, sapone e asciugamano. Il kit permette una gestione sana del ciclo mestruale, in quanto una scarsa igiene durante il ciclo può comportare rischi per la salute fisica ed è direttamente collegata a infezioni del tratto urinario e riproduttivo. Ovviamente, nel caso di minori provenienti da famiglie a basso reddito, la possibilità di scelta di prodotti adeguati, se non l’accesso tout court a tali prodotti, è fortemente limitata.

L’impossibilità di gestire in modo sano e corretto il ciclo mestruale non è questione indifferente, al punto da incidere pesantemente anche sui tassi di frequenza scolastica. “Il 70% delle scuole di Maputo – spiega Figueiredo - non ha servizi sanitari divisi per genere ed è privo sistemi di stoccaggio dell’acqua. Al di là della promiscuità, che è spesso all’origine di episodi di molestie e di violenza sessuale, la mancanza di acqua potabile e di servizi igienico-sanitari di base adeguati spesso hanno ricadute negative sulla frequenza scolastica, costringendo le ragazze a periodi di assenza nei giorni del ciclo mestruale. L’intervento infrastrutturale previsto punta alla costruzione o riabilitazione dei servizi igienici di 8 istituti scolastici e 5 centri comunitari, con il principale obiettivo di separare fisicamente gli spazi riservati a bambine e ragazze e di migliorare sensibilmente le condizioni igieniche”.

Notizia del 01/10/2018


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