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Progetto SubUrb, ritorno nell periferie di Maputo

Progetto SubUrb, ritorno nelle periferie di Maputo

Fasi preliminari per il progetto che nei prossimi tre anni ci vedrà impegnati nel miglioramento della qualità della vita in cinque quartieri della capitale mozambicana.

Da un lato interventi “tradizionali”, come la ristrutturazione dei bagni in otto scuole e cinque centri educativi. Dall’altro azioni innovative, come il potenziamento della piattaforma per la risoluzione di disservizi alla rete idrica e fognaria segnalati via sms dalla cittadinanza. Nasce da questo incontro SubUrb, l’importante progetto che per i prossimi tre anni ci vedrà al lavoro nelle periferie di Maputo. Dopo un biennio di intenso lavoro nelle aree rurali della provincia di Sofala con il progetto Esamabama, il cuore del nostro impegno in Mozambico torna così in ambito urbano, per migliorare la qualità della vita degli abitanti di cinque quartieri della capitale mozambicana. Un’iniziativa dai numeri importanti (18.775 beneficiari diretti e oltre 155 mila indiretti), che ci vedrà lavorare al fianco di una qualificata rete di partner, a partire dalle fondazioni AVSI e ACRA e dall’ong locale Khandlelo. E ancora il Consiglio municipale di Maputo e il Comune di Milano, l’università sudafricana di Stellenbosch, gli enti no profit HydroAid e EDUS e CarbonSink, spin-off universitario specializzato nello sviluppo di progetti di mitigazione del cambiamento climatico. Il tutto con il cofinanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AID 11493).

Come in tutte le realtà urbane del Sud del mondo, anche nel caso di Maputo la riqualificazione delle periferie è una questione centrale per lo sviluppo umano. “Tre quarti degli abitanti di Maputo – sottolinea Figueiredo Rosario, rappresentante del Cesvitem in Mozambico - risiede in aree informali, caratterizzate da condizioni igienico-sanitarie del tutto precarie. L’80% delle famiglie vive in abitazioni prive di fossa settica o con fossa settica non funzionante, il 45% condivide i servizi igienici con una o più famiglie. Similmente, il 70% delle scuole non ha servizi sanitari divisi per genere ed è privo sistemi di stoccaggio dell’acqua”.

Queste aree scontano ancor oggi la crescita improvvisa e non pianificata dal punto di vista urbanistico verificatasi negli anni della guerra civile: fin dall’inizio degli anni ‘80, con il riversarsi nella capitale di cospicui flussi di rifugiati provenienti dalle zone rurali, iniziarono a sorgere i primi quartieri formati da strade sterrate e abitazioni in materiale precario, prive di tutti i servizi essenziali. “Negli ultimi anni – spiega Figueiredo - la situazione è ulteriormente peggiorata a cause degli effetti del cambiamento climatico. Da una parte abbiamo eventi climatici estremi, soprattutto a livello di precipitazioni, sempre più frequenti ed intensi. Dall’altra una città molto fragile con una rete di drenaggio sottodimensionata. Il risultato sono allagamenti e smottamenti che mettono in pericolo migliaia di famiglie”. Senza contare gli effetti dal punto di vista sanitario, frutto della combinazione con l’inefficace sistema di raccolta di rifiuti: si diffondono così malattia quali malaria, diarrea, malattie gastrointestinali che figurano tra le prime cinque cause di mortalità infantile in ambito urbano.

Una sfida a trecentosessanta gradi, a cui SubUrb cercherà di dare una risposta altrettanto ampia, coinvolgendo a tutti i livelli le comunità locali e stimolandone il ruolo attivo nella risoluzione delle problematiche individuate.

Notizia del 20/08/2018


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