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Susan, il simbolo della lotta alle ingiustizie

Nonostante una vita piena di difficoltà, Susan Carolina Palacios Vegas è riuscita a laurearsi in Diritto, tredicesima beneficiaria dei nostri progetti di sostegno a distanza a raggiungere questo traguardo.

A Susan il fatto di essere un simbolo non pesa. Ci è abituata. Come quando, grazie al suo brillante percorso accademico, il suo ateneo, l’Universidad Católica Benedicto XVI, l’ha scelta come “estudiante simbolo”: per un anno il suo viso sorridente ha campeggiato su tutti i materiali informativi e promozionali, dalle brochure ai grandi cartelloni pubblicitari sulle principali strade di Trujillo. “È stata un’esperienza divertente ed emozionante allo stesso tempo: era strano imbattermi continuamente nel mio volto in giro per la città e per il campus, ma era anche un motivo di grande orgoglio, perchè si tratta di un onore riservato agli studenti migliori. Ancora oggi conservo gelosamente la prima rivista su cui ho trovato la pubblicità dell’università con il mio volto”.

Se è stata un simbolo dell’Universidad Católica, a maggior ragione Susan è un motivo d’orgoglio per i progetti di sostegno a distanza del Cesvitem Perù, all’interno dei quali è cresciuta fino alla laurea in Diritto, la tredicesima beneficiaria dei nostri progetti a raggiungere questo traguardo. “La mia non è stata un vita semplice. Sono nata a Sullana, nel dipartimento di Piura, nel nord del Perù. I miei genitori erano giovanissimi, mamma aveva solo 17 anni. La famiglia di mio padre non vedeva di buon occhio la loro relazione e mio padre non ebbe mai il coraggio di prendere posizione. Così, quando avevo solo due anni, mia madre mi prese e da sole emigrammo a Trujillo. Vivevamo a Torres de San Borja, a due passi dal mare. Frequentavo il club de madres San Francisco de Asis e lì entrai nel progetto Pininos. Nonostante tutte le difficoltà, ho un bel ricordo di quegli anni. Al club la maggior parte di noi girava a piedi scalzi, perchè non potevamo permetterci un paio di scarpe. Ma nel mio cuore porto i sorrisi, l’affetto disinteressato, l’allegria. Avevamo poco o niente, ma tutto quello che serve per un bambino c’era in abbondanza”.

Sono tante le difficoltà che Susan ha vissuto sulla sua pelle. E forse proprio qui affonda le radici la scelta di studiare diritto. “Ho dovuto affrontare tante ingiustizie. Ho conosciuto mio padre solo a nove anni, ma non ho ricevuto alcun aiuto da lui. Non mi ha mai passato niente, mia mamma si è dovuta fare carico di tutto. Non a caso la materia che mi ha appassionato di più è stato diritto costituzionale, lo studio della nostra Costituzione che stabilisce come il fine dello stato sia la difesa della dignità di ogni persona e del bene comune. Mi piacerebbe che il mio futuro professionale si incentrasse sulla difesa dei diritti umani. Per anni il Cesvitem ha difeso i miei diritti e so che questo fa davvero la differenza per la vita di una persona”.

Forse non è un caso se le parole “giustizia” e “istruzione” si declinano al femminile. “Sono convinta che per noi donne l’istruzione sia un’arma fondamentale per combattere qualsiasi forma di disparità di genere, in Perù come in tutto il mondo. Fin da piccole partiamo da una condizione di svantaggio, ma proprio questo ci dà forza, ci spinge a dare tutte noi stesse in ogni occasione. Un ragazzo si concentra su una cosa alla volta, una ragazza è capace di portarne avanti anche tre contemporaneamente, senza stancarsi mai. D’altronde l’uomo è stato creato dal fango, la donna da un osso, la costola di Adamo. Siamo più forti, abbiamo più tempra, e vogliamo dimostrate al tutto il mondo che nascere femmina è un vantaggio”.

Notizia del 30/04/2018


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