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Referendum acqua, prove tecniche di boicottaggio

Il ministro Maroni preannuncia: referendum il 12 giugno. Una data "balneare" per impedire il raggiungimento del quorum. Il Comitato Referendario chiede l'accorpamento con le amministrative, anche per evitare lo spreco di denaro pubblico. Firma l'appello!

Un appello urgente, una nuova battaglia per la democrazia. La partita per l’acqua pubblica è probabilmente alla svolta decisiva. Il referendum si farà, questo è ormai certo. E molti lo temono, al punto di cercare in qualsiasi modo di boicottarlo. Al punto di scegliere una data per molti versi assurda, il 12 giugno, per chiamare gli italiani alle urne. Ma il Comitato Referendario non ci sta e chiede l’accorpamento con le elezioni amministrative.

Come è noto lo scorso 12 gennaio la Corte Costituzionale ha ammesso due quesiti referendari presentati dai Movimenti per l'acqua, corredati da ben 1,4 milioni di firme, frutto di una campagna senza precedenti in Italia. Un grande successo, non c’è dubbio, ma ancora parziale. La vera sfida è ora portare alle urne almeno 25 milioni di elettori, in modo da raggiungere il quorum e rendere valido il referendum. E qui viene il bello. Il ministro dell’Interno Maroni, infatti, ha già annunciato che tra tutte le date possibili (per legge dal 15 aprile al 15 giugno), il referendum potrebbe tenersi nell’ultimo fine settimana possibile, ovvero domenica 12 giugno. Una data a dir poco “balneare”, con le scuole già chiuse e molti italiani presumibilmente sulla strada delle vacanze. Un tentativo, ben poco velato, di far saltare il referendum, impedendo appunto il raggiungimento del quorum e difendendo così a spada tratta le misure di legge che puntano dritte dritte alla privatizzazione dell’acqua. “I due referendum - spiegano dal Comitato Referendario - rappresentano una seria minaccia per chi vuole ricavare facili profitti dall’acqua: non mancano le pressioni dei poteri forti dell’economia e della politica istituzionale, per questo si accelerano le privatizzazioni nei territori, mentre si pensa di rimandare i referendum all’ultima data possibile, il 12 giugno, sperando che vinca l’astensionismo”.

Lo schiaffo, nel caso la data fosse confermata, sarebbe doppio. Da un lato alle centinaia di migliaia di persone che hanno chiesto il referendum, nella convinzione, sottolinea il Comitato, “che la battaglia per l’acqua pubblica sia una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune, e di democrazia, per dare a tutti il diritto di decidere su ciò che a tutti appartiene”. Dall’altro lato a tutti gli italiani, che, contando anche le elezioni amministrative, saranno chiamati alle urne ben tre volte nel giro di poche settimane, con uno spreco di denaro pubblico poco compatibile con l’attuale momento di difficoltà economica.

“Noi non ci stiamo - conclude il Comitato -. Pensiamo che l’acqua sia un bene essenziale, da gestire in forma pubblica e partecipata dalle comunità locali. Pensiamo che i referendum siano uno strumento fondamentale di democrazia e partecipazione. Pensiamo che, nel pieno della crisi economica, sia ingiustificabile sperperare i soldi dei cittadini. Per questo chiediamo al Governo e alle forze politiche e istituzionali l'accorpamento della data del referendum con quello delle prossime elezioni amministrative. Rispettando la sovranità popolare e risparmiando denaro pubblico”. Sul sito acquabenecomune.org è possibile leggere e sottoscrivere l’appello.

Notizia del 14/02/2011


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