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Addio padre Angelo, cuore kikuyu

Addio padre Angelo, grande cuore kikuyu

Il 5 febbraio ci ha lasciato padre Angelo Billio, per anni punto di riferimento dei progetti Cesvitem in Kenya: un grande sacerdote e un grande uomo, che ha sempre posto la solidarietà e la promozione umana alla base del suo impegno missionario

Se n’è andato un pezzo della storia del Cesvitem. Sabato 5 febbraio, all’età di 82 anni, è deceduto padre Angelo Billio, per anni referente dei nostri progetti in Kenya. Una morte lontana dalla sua Africa e da quella che, ormai, era la sua gente, visto che nel 2005 padre Angelo era rientrato in Italia a causa di gravi problemi di salute.

Nato nel 1928 a Porcellengo, in provincia di Treviso, viene ordinato sacerdote nel 1953, servendo dieci anni come cappellano in alcune parrocchie della diocesi di Treviso. Ma, spinto anche dall’esempio del fratello Mario, missionario carmelitano in Giappone, pian piano comincia a maturare l’idea di partire come missionario nel Sud del mondo. Nel 1963 entra nel noviziato della Consolata. E il 4 giugno 1964, dopo un breve soggiorno in Inghilterra per impratichirsi con la lingua, parte in nave da Venezia, destinazione Kenya.

Ci sarebbe rimasto per oltre quarant’anni. Quarant’anni con i kikuyu della Central Province, una missione dopo l’altra. Gataragwa, Devote, Kitito. E ancora Gikoni, Kiganjo, Thegu. Partendo spesso da zero, visto che si trattava di lavorare con immigrati interni, arrivati nella zona di Nyeri sulla base del piano di assegnazione delle terre voluto dal governo keniano subito dopo l’indipendenza. “Terre negli altipiani - ricordava padre Billio - attorno alle pendici dei monti Aberdare e Kenya, terreno duro da dissodare e disboscare. C’era tutto da costruire, case, capanne, scuole, pozzi”. Per questo l’impegno missionario di padre Angelo ha sempre coniugato due aspetti fondamentali, la solidarietà e la promozione umana: “L’impegno e compito come missionario - amava ripetere -  è di far conoscere e aiutare l’uomo nello sviluppo nel suo ambiente sociale, umano e culturale. Evangelizzazione e promozione umana sono una inscindibile unità”. Anche limitandoci a citare le iniziative realizzate in collaborazione con il Cesvitem, l’elenco è davvero lungo, con decine di villaggi e migliaia di persone coinvolte: un acquedotto, due politecnici, un asilo, un istituto per bambini disabili, tre ambulatori-dispensari. E ancora attività di prevenzione sanitaria, di sviluppo rurale e di incentivazione dell’allevamento bovino, oltre ovviamente a progetti di sostegno a distanza.

“Padre Angelo - ricorda il presidente del Cesvitem Simone Naletto - è stato un punto di riferimento fondamentale per la nostra associazione, testimonianza di abnegazione e di impegno totale per la promozione dei diritti dei più poveri. Il diritto all’educazione e alla salute per lui venivano prima di tutto, un terreno comune su cui ci siamo sempre incontrati, lui religioso e noi laici”. “Negli ultimi anni - conclude Naletto - siamo andati spesso a trovarlo alla casa di riposo della Consolata, dove ormai risiedeva stabilmente. Faticava persino a camminare, ma fino alla fine ha coltivato la speranza di poter tornare in Africa, tra i suoi kikuyu. Non c’è la fatta, ma siamo sicuri che la sua gente non lo dimenticherà mai. Perché padre Angelo è stato davvero un grande: un grande sacerdote, un grande missionario. E, soprattutto, un grande uomo”.

Notizia del 11/02/2011


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