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Mutitu Water Project, l'acqua arriva in casa

Collegare le case delle famiglie povere alle linee dell'acquedotto: è l'ultimo obiettivo del grande progetto idrico che da oltre dieci anni il Cesvitem sostiene in Kenya. Bastano 300 euro per trasformare un sogno in realtà

Trecento euro per portare l’acqua nella casa di una famiglia povera. Trecento euro per garantire non solo un diritto fondamentale, per assicurare salute e vita agli abitanti di un meraviglioso angolo d’Africa. Il Cesvitem sceglie marzo, il mese in cui si celebra la Giornata mondiale dell’Acqua (lunedì 22), per lanciare il Mutitu Water Project. O meglio per rilanciare, vista la costanza con cui da più di dieci anni la nostra associazione appoggia la popolazione di un ampio territorio a cavallo tra i distretti di Nyeri, Nyandarua e Laikipia, nella Central Province del Kenya, impegnata nella costruzione di un grande acquedotto per portare acqua potabile nei loro villaggi.

“A quasi undici anni dall’avvio dei primi lavori - spiega dal Kenya don Romano Filippi, il missionario italiano anima dell’iniziativa - il Mutitu è riconosciuto dalle autorità del Kenya come uno dei progetti di idraulica rurale meglio riusciti nel paese. Attualmente risultano posate 130 linee, per una lunghezza complessiva di oltre 350 chilometri, tutte scavate a mano dalla gente dei villaggi. Lungo le linee sono stati installati circa 1.500 punti di erogazione, tra cui 94 water point comunitari, 48 allacciamenti presso strutture pubbliche, tra cui 31 scuole, e oltre 1.300 connessioni da case private”. Complessivamente il Mutitu è ormai in grado di garantire un rifornimento costante d’acqua a circa 14 mila persone, direttamente nelle rispettive abitazioni o nelle immediate vicinanze. “Anche negli anni di precipitazioni scarse o nulle, come ad esempio è successo nel 2009, i residenti nell’area servita dal Mutitu hanno subito disagi infinitamente minori rispetto al passato e alle vicine regioni ancora prive di infrastrutture idriche”.

L'acquedotto è ormai completamente autonomo dal punto di vista finanziario, in grado cioè di sostenersi senza bisogno di aiuti esterni: grazie infatti ai contributi per la connessione versati dai privati, agli introiti derivanti dalle bollette e al lavoro benevolo prestato dai soci, il Comitato di Gestione è in grado di provvedere, attraverso un’apposita squadra di tecnici, alla manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le strutture, e di studiare e realizzare nuove linee secondarie per servire le zone più isolate.

Resta da fare un ultimissimo passo, sempre nel segno della solidarietà e dell’attenzione ai più deboli. “Attualmente - spiega don Romano - sono circa 1.700 le famiglie residenti nella zona servita dal Mutitu ancora in attesa di poter connettere la propria abitazione con l’acquedotto. Di queste, 500 sono state classificate dal Comitato di Gestione come estremamente povere e quindi non in grado di versare il contributo necessario per la connessione”. E qui tornano in ballo i 300 euro di cui si parlava all’inizio. A tanto, infatti, ammonta il contributo una tantum che una famiglia deve versare per collegare la propria abitazione alla linea più vicina: 80 come contributo per la manutenzione dell’opera, 100 come corrispettivo di giornate di lavoro necessarie allo sviluppo e alla manutenzione delle strutture e 120 per l’acquisto dei materiali. Il Cesvitem ancora una volta vuole essere protagonista di questa incredibile avventura. L’obiettivo è di coprire le spese di allacciamento di 250 delle 500 famiglie segnalate dal Comitato di Gestione, per una spesa complessiva di 75.000 euro, di cui 25.000 sono stati chiesti a Libera l'Acqua di raccolta fondi promossa dal Cipsi. L'ultimo sforzo per realizzare un sogno e per gettare le basi per un futuro migliore. Perché, come ricorda don Romano, "l'acqua è tutto, e senza acqua è inutile parlare di sviluppo".

Notizia del 24/02/2010


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