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Irma Maria, il Mozambico nel cuore

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Irma Maria, il Mozambico nel cuore

Da oltre quarant’anni, in Mozambico, per tutti è Irma Maria, Sorella Maria. Ma per il Cesvitem suor Maria Pedron è un po’ una mamma. Fin da quella riunione del 1982 a Padova, quando incontrando un gruppo di giovanissimi volontari, ispirò l’inizio del cammino che cinque anni più tardi avrebbe portato alla nascita ufficiale della nostra associazione.

Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata molta. Il Cesvitem è diventato “grande”, lavorando su tanti fronti in tredici diversi paesi del Sud del mondo. Ma il legame e l’amicizia con suor Maria sono rimasti intatti, facendo concretamente da tramite all’invio di piccole raccolte fondi a sostegno dell’impegno di questa instancabile missionaria. Un impegno tutto incentrato nel settore sanitario. “In Italia mi ero diplomata infermiera professionale - racconta suor Maria - e dal 1977 ad oggi ho sempre lavorato in strutture ospedaliere nel centro nord del Mozambico. Da Mueria ad Anchilo, da Buzi a Marrere ho accompagnato i difficili passi della sanità mozambicana, che ancor oggi, in molti angoli del paese, fatica a garantire un’assistenza dignitosa”.

Se all’inizio il problema più grande era la guerra civile (“ad Anchilo non avevamo né cibo né medicine, ma dovevamo accogliere fino a 500 pazienti al mese”), ancor oggi le sifede sono tante. “Attualmente opero nell’ospedale di Marrere. È un ospedale generale, appena sotto gli ospedali regionali che rappresentano il vertice del sistema sanitario mozambicano. Abbiamo reparti di pediatria, maternità e cardiologia, ogni mese accogliamo 6 mila utenti e diamo assistenza a 200 parti. Eppure ci sono appena quattro medici e siamo a quattordici chilometri di pista dalla strada asfaltata più vicina. Senza contare lo stato precario delle infrastrutture: l’ospedale è ospitato in un ex seminario, costruito nel 1938 dai coloni portoghesi. E a parte qualche sporadico intervento, le strutture sono le stesse di ottant’anni fa”.

La vera emergenza, in questo momento, sono i farmaci, specialmente per il reparto di cardiologia dove opera suor Maria. Grazie alla presenza di una sala operatoria e, periodicamente, di un medico italiano volontario, il reparto è punto di riferimento per tutto il centro nord del Mozambico. “Anche a livello cardiologico, ci sono delle malattie tipiche dell’Africa. Ad esempio la fibrosi endomiocardica, che colpisce soprattutto bambini o giovani. Oppure l’ipertensione giovanile: abbiamo casi di giovani di neanche 25 anni colpiti da ictus”. Negli ultimi anni si è verificata un’invasione di farmaci cinesi, sulla base di appositi accordi stretti dal governo mozambicano. “Sono farmaci estremamente economici, ma anche estremamente scadenti. A parità di tipologia, con i soldi che mi servono per acquistare due pastiglie di produzione europee ne compro 100 cinesi. Ma in queste ultime i principi attivi sono mal regolati o addirittura assenti e le conseguenze sulla salute dei nostri pazienti sono purtroppo evidenti”. L’ennesima puntata, insomma, dell’invasione predatoria messa in atto dalla Cina in Africa. “È un’invasione che si vede fin dal paesaggio: a Nampula le foreste non esistono più, il legname pregiato che un tempo era una ricchezza di questa regione è finito tutto in Cina. Ormai per fare anche solo una porta bisogna importare il legno da altre province. Ma speculare sulla salute delle persone è molto più grave”.

Per Natale il Cesvitem lancia una raccolta fondi per permettere a suor Maria l’acquisto di farmaci di qualità. Per aderire è possibile utilizzare i conti corrente intestati al Cesvitem (vedi coordinate nel link nel box Approfondimenti), indicando nella causale “Fondo medicinali suor Maria”.

Notizia del 07/11/2018


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