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La corsa senza fine di Constantino

Cosa succede quando finisce un sostegno a distanza? Dal Mozambico la bella testimonianza di Constantino: dopo aver raggiunto il diploma grazie al Progetto Ohacalala, oggi studia all'università e sogna di diventare insegnante di matematica.

Cosa succede quando finisce un sostegno a distanza? Quando un ragazzo o una ragazza del Sud del mondo, dopo anni di appoggio da parte di una famiglia italiana, raggiunge un titolo di studio ed esce dal progetto in cui è cresciuto? Una bellissima storia in questo senso arriva dal Mozambico grazie a Constantino Henriques, ex beneficiario di Ohacalala, il progetto Sad promosso da Cesvitem e Watana. “No, non scrivete “ex” - chiede lui -. È vero, sono uscito dal progetto già da due anni e sto cercando di farmi strada da solo nella vita. Ma se sono arrivato fin qui è grazie all’aiuto che ho ricevuto quando ero un bambino e poi un ragazzo. Per questo io sarò un beneficiario di Ohacalala per sempre, perché questo progetto ha cambiato radicalmente tutte le mie prospettive”.

Constantino è una di quelle persone che non si sentono mai arrivate. Anche oggi che ha 23 anni e ha tagliato un traguardo spesso irraggiungibile per un ragazzo mozambicano: studiare all’università. È iscritto al secondo anno di Matematica all’Università Pedagogica di Nampula, ma sta già pensando a quando potrà lavorare come insegnante in materie scientifiche. “Scrivere, leggere, fare di conto: a tutti i livelli d’istruzione, dalla scuola primaria a quella secondaria, sono queste le tre cose fondamentali. Io, almeno per una, spero di poter dare il mio contributo”.

Nato a Metocheria, un villaggio rurale del distretto di Monapo, Constantino non ha avuto un’infanzia facile, come d’altronde tanti dei suoi coetanei. Terzo di tre fratelli, a soli due anni d’età ha perso il papà, vittima di un’epidemia di colera. “Eravamo così poveri che mamma non poteva permettersi di iscrivermi a scuola. Iniziai l’elementari solo ad otto anni, quando i miei coetanei ormai erano in terza. Ma l’inizio di ogni anno scolastico era un’incognita, perché solo all’ultimo momento scoprivo se mamma era riuscita a racimolare abbastanza soldi”. La svolta, con una corsa piena di speranza, arrivò nel febbraio ddel 2003. “Andai a scuola stringendo in mano appena 10 meticais, che mi erano stati regalati da un amico di papà. Anche il mio amico Ezequiel aveva lo stesso problema. Andammo assieme dal direttore, ma lui ci rispose che non poteva farci nulla. Ma ci disse anche che quella mattina era arrivato a scuola il rappresentante di una associazione nata da poco, che aveva l’obiettivo di aiutare i bambini più poveri. Io ed Ezequiel schizzammo via, alla ricerca di questa persona. La trovammo impegnata a compilare un elenco di alunni bisognosi di aiuto: non ci pensammo due volte e ci facemmo mettere in lista, senza sapere nemmeno chi fosse e di quale associazione facesse parte. Solo più tardi scoprimmo che era uno dei fondatori di Watana e che facendo scrivere i nostri nomi in quell’elenco avevamo compiuto il primo passo per entrare nel Progetto Ohacalala”.

Da quel mattino, grazie a quella corsa e all’aiuto di due sostenitori italiani che ne derivò, il cammino di Constantino verso un futuro migliore è proceduto senza intoppi fino al diploma in meccanica generale all’Insituto Industrial 3 de Fevreiro di Nampula. “Subito dopo il diploma ho lavorato come tipografo per una rivista, ma poi il richiamo dello studio è stato più forte. Ancora una volta, però, non avevo le risorse per realizzare il mio progetto di iscrivermi all’università. Così ho ripensato a quella corsa con Ezequiel  e mi sono rimesso in moto, questa volta virtualmente. Ho ripreso in mano tutti i miei contatti, ho scritto a tutti raccontando la mia storia e le mie speranze. Tra i primi a darmi una risposta positiva c’è stato il Cesvitem, ma poi è arrivata l’occasione di una borsa di studio da parte dei missionari Comboniani, che mi avevano cresciuto nei tre anni all’EIC di Carapira. Meglio così, vorrà dire che il Cesvitem potrà investire su altri bambini, nella speranza che possano ripercorrere la mia strada”. 

Notizia del 30/03/2015


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