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Ciad, un cambio di stagione che non fa paura

In Ciad è iniziata la stagione secca: fino al prossimo maggio non si vedrà una goccia d'acqua. Ma l'ultimo raccolto è stato abbondante e la gente guarda con speranza al futuro, cominciando a comprendere l'importanta di condividere. Il racconto da Fianga di don Stefano Bressan.

Tra ottobre e novembre da queste parti c’è un netto cambio di stagione. Fine della pioggia, unico grande motore in questa economia di sussistenza, e inizio della stagione secca. Ciò significa che fino a maggio 2015 non si vedrà una goccia d’acqua. Eppure la vita continua, la gente si è adattata a questo e qualcosa che dalle nostre parti sarebbe un’enorme emergenza qui è normale. Si festeggia il nuovo raccolto, con diverse feste che coprono il territorio chiamate “few cague”, festa del pollo, in riferimento al sacrificio di polli che i capi religiosi fanno per ringraziare dei doni della terra e per chiedere favori per l’avvenire. Durante queste feste si danza per ore, si canta al ritmo di enormi tamburi che i giovani più forti tengono sollevati e battono. E poi si beve, la birra di miglio e il distillato chiamato “argui” devastante per la salute. Feste sentite dalla maggior parte della popolazione, soprattutto dai giovani che si incontrano, si cercano e si scelgono. Qui non c’è televisione, e quelle poche che ci sono non catturano l’attenzione dei più. Non c’è l’illuminazione, così la notte resta avvolta nel misterioso e nell’incontrollato, almeno fino a quando la luna prende una forma sufficientemente grande. Ci si diverte così, nello stile di queste feste che rompono la monotonia dei lavori nei campi. Dopo questo giro di feste, la vita della comunità cristiana entra nel vivo e tutte le attività riprendono normalmente fino alla grande festa del Natale. In questo periodo viene piantato il miglio bianco, forza della natura, capace di crescere senza ricevere una goccia di pioggia, accontentandosi solo dell’umidità del terreno e della rugiada mattutina… che grande miracolo!

Un’altra tradizione ormai consolidata, in queste comunità composte prevalentemente di agricoltori, è la festa del raccolto. Una domenica di novembre e dicembre la gente porta in chiesa un po’ del raccolto, per offrirlo al Signore e provvedere ai bisogni della comunità. Quest’anno più volte mi sono sentito ripetere “Mon père, les gens commencent à comprendre!” (Padre, la gente comincia a capire!). Quello che stiamo osservando è davvero molto bello: la quantità di miglio che le donne portano come offerta e ringraziamento è davvero grande. Qui a Fianga abbiamo raccolto ben 10 sacchi pieni! A Folmayene abbiamo raccolti 8 e mezzo! Mai così tanto nella storia di queste comunità. Che cosa significa? Prima di tutto che il raccolto è stato abbondante, che la gente si sente al sicuro dall’insicurezza alimentare. In secondo luogo, appunto che si incomincia a capire l’importanza di sostenere materialmente la comunità, di contribuire alle spese per farla vivere e crescere! Giovani chiese che compiono cinquant’anni di vita, e che pian piano cominciano a capire, a fidarsi, a dare, dunque a dipendere sempre meno dall’aiuto esterno, in particolare delle chiese sorelle che stanno dietro ai missionari. E’ il bambino che comincia a crescere e diventando grande capisce che non può sempre chiedere, ricevere, tendere la mano ma scopre di poter dare, di potercela fare contando sulle proprie forze, anche se per il momento, con impegni piccoli e misurati. Questa fiducia chiede tempo, è un processo lungo e delicato che si può inceppare se solo qualcuno di coloro che sono incaricati a gestire bene questi doni si comporta male e sciupa, rovina, o prende per sé. Ma l’importante è che “les gens commencent à comprendre”.

Grazie dell’ascolto e della disponibilità a condividere! Buon cammino! 

Notizia del 25/11/2014


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