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Un'altra vittoria per il popolo dell'acqua

La mobilitazione dei cittadini spinge il governo Monti a cancellare la gestione delle risorse idriche dal decreto liberalizzazioni. Ma occorre tenere la guardia alta per arrivare ad una piena concretizzazione dei referendum del giugno scorso.

Sono passati solo sette mesi dai referendum sull’acqua del 12-13 giugno scorsi. In quei giorni 26 milioni di cittadini scelsero di andare a votare. E scelsero, a grandissima maggioranza (oltre il 95%), di schierarsi per l’affermazione dell’acqua come bene comune e per una sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto. In queste ultime settimane, dopo appunto solo sette mesi, il senso di questo grande atto di democrazia è stato messo pesantemente in discussione.

“Utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debito - denuncia il Forum italiano dei movimenti per l’acqua - il governo Monti stava per varare un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che interveniva direttamente anche sull’acqua, vietando la gestione del servizio idrico attraverso enti di diritto pubblico”. L’immediata mobilitazione del popolo dell’acqua, attraverso azioni dimostrative e un appello on line che in pochi giorni ha raccolto oltre 36 mila adesioni (vedi link nel box Approfondimenti), ha per ora scongiurato il pericolo, portando alla cancellazione dal decreto sulle liberalizzazioni di ogni riferimento alla gestione delle risorse idriche. Ma la guardia va tenuta alta, perché dagli ambienti del governo sono arrivati troppo segnali in contrasto con la chiara volontà popolare emersa dai referendum di giugno: secondo il sottosegretario Polillo il referendum è stato “un mezzo imbroglio”, mentre il sottosegretario Catricalà ha annunciato “modifiche che non vadano contro il voto referendario” alla gestione dell'acqua. “Diciamo chiaramente a Monti, Passera, Catricalà e Polillo che non esiste nessuna liberalizzazione del servizio idrico che rispetti il voto referendario: il 12 e 13 giugno scorsi gli italiani hanno scelto in massa per la gestione pubblica dell'acqua e per la fuoriuscita degli interessi privati dal servizio idrico. Ventisei milioni di italiani si sono espressi per la ripubblicizzazione del servizio idrico e questo ci aspettiamo dal governo”.

“Noi non ci stiamo” afferma senza mezzi termini l’appello lanciato dal Forum. “L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato. I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria. Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.”.

“Saremo molto attenti alle prossime mosse del governo sul fronte delle liberalizzazioni - conclude il Forum -, non permetteremo che la volontà popolare venga abbattuta a colpi di decreto, di Antitrust o di direttive europee. La mobilitazione del popolo dell'acqua continua per la piena attuazione del risultato referendario: avanti tutta con la ripubblicizzazione del servizio idrico e “Il mio voto va rispettato”, la campagna di obbedienza civile per una tariffa corretta e coerente coi referendum. Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia”.

Notizia del 22/01/2012


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