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Perù, nemmeno la morte ci rende uguali

Nemmeno la morte ci rende uguali

Negli ultimi mesi due ragazzi del progetto Becas hanno perso i rispettivi padri. L'impegno del Cesvitem affinchè questi lutti non compromettano un'occasione di riscatto costruita con anni di lavoro. Di Attilio Sante Salviato.

Si dice che davanti alla morte siamo tutti uguali. Vista da qui, da Trujillo, è una frase ben poco vera: dipende da dove e come ti capita di morire. Quest’estate, ad esempio, siamo stati colpiti da un doppio lutto. Nel giro di pochi giorni sono scomparsi i papà di Yuliana e Alexander, due studenti universitari beneficiari del progetto Becas. Due fatti dolorosi, che ci hanno portato a riflettere sulla precarietà del nostro lavoro per questi ragazzi, messo costantemente in pericolo dall’incertezza della realtà in cui viviamo e operiamo.

Yuliana sta per terminare gli esami della facoltà di Giurisprudenza e a breve inizierà l’iter per divenire avvocato. Il papà, dopo mesi di atroci sofferenze, a soli cinquant’anni ha perso la lunga battaglia con una cirrosi epatica conseguenza di un’epatite contratta da giovane. Un calvario che ha fortemente coinvolto anche Yuliana, la mamma e la sorella più piccola, in un paese come il Perù che offre ben poco sostegno a chi si trova in difficoltà, soprattutto se appartiene alle fasce più povere della popolazione. Per Yuliana sono stati mesi molto difficili. Ha cominciato a lavorare in un magazzino del centro, visto che il papà, con il suo taxi, era l’unica fonte di reddito della famiglia. In più si è dovuta alternare al capezzale del padre con la mama e la sorella, visto che in Perù i lungodegenti non vengono tenuti in ospedale, ma inviati a casa con una serie di indicazione scarabocchiate sopra le ricette per i medicinali. Nonostante tutto Yuliana aveva promesso al papà di non abbandonare gli studi. E così ha fatto. Il Cesvitem ha cercato in tutti i modi di aiutarla tramite il fondo Becas, fino a pagare i 400 euro per il funerale, cifra minima qui a Trujillo se si vuole evitare di essere sepolti tra i dimenticati delle tante fosse comuni abusive. In un sussulto d’orgoglio, Yuliana ha promesso che restituirà questi soldi. Per noi l’importante è che non abbia perso proprio ora, quando è sulla dirittura d’arrivo, la sua possibilità di riscatto.

Più delicata è la situazione di Alex, che ha da poco iniziato la sua strada verso la laurea in Ingegneria agroindustriale, un buon biglietto da visita in una città che è considerata la capitale mondiale dell’asparago. Anche il padre di Alex faceva il tassista. Ma la sua morte è ancora più difficile da accettare: l’uomo infatti è rimasto coinvolto in una sparatoria tra la polizia e alcuni rapinatori. I poliziotti hanno tra l’altro finito con un colpo di grazia tutti i criminali rimasti feriti, privando Alex e la sua famiglia di qualsiasi forma di giustizia. Ora Alex si ritrova solo con la madre e due fratelli più piccoli, uno di 11 anni, sostenuto dal progetto Pininos, e uno di 11 mesi, che non festeggerà nessun compleanno con il suo papà. Si potrebbero fare tante considerazioni sulla violenza e l’ingiustizia della società peruviana. Ma la nostra prima preoccupazione è il destino di questo ragazzo, studente davvero brillante, che vede ora messi in pericolo tutti i suoi sforzi per uscire a testa alta dalle periferie e avviarsi verso un futuro migliore. Anche qui dovremo inventarci qualcosa, qualcosa che vada oltre a quanto formalmente previsto dai vari progetti. Perchè la tenacia, l’orgoglio, la voglia di riscatto di questi ragazzi sono per noi il bene più importante.

Notizia del 24/08/2011


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