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Perù, parola alla dottoressa Jessica

La dottoressa Jessica al lavoro

Perù, parola alla dottoressa Jessica

Intervista a Jessica Del Aguila, responsabile dell'area sanitaria del Cesvitem Perù: sfide e gioie dell'impegno quotidiano per la promozione della salute nelle periferie di Trujillo

Il diritto all’istruzione non vale solo per i beneficiari dei nostri progetti nel Sud del mondo. Vale anche per i nostri operatori, il vero motore dell’idea di autosviluppo che da sempre guida il Cesvitem. Un ottimo esempio in questo senso è la dottoressa Jessica Isabel Del Aguila Alvarez, responsabile sanitaria del Cesvitem Perù, che ha recentemente effettuato un tirocinio presso l’ospedale Bambin Gesù di Roma, grazie ad una borsa di studio finanziata dall’Istituto Italo Latino Americano. Laureatasi in medicina nel 2003, quasi tutta la carriera di Jessica si è sviluppata nelle periferie di Trujillo, prima presso un centro di salute, poi in un consultorio parrocchiale. “Sono state esperienze importanti - racconta - perché mi hanno portato a contatto diretto con la gente, sia con il lavoro in ambulatorio, sia soprattutto con le visite a domicilio. Esperienze che poi mi sono tornate molto utili quando, nel febbraio 2005, sono entrata nello staff del Cesvitem Perù”.

Come è organizzata una tua giornata-tipo di lavoro?
Io e Yassna, l’infermiera che collabora con me, svolgiamo un doppio lavoro presso la sede del Cesvitem Perù per le attività ambulatoriali e sul campo presso i clubes de madres, per la realizzazione di specifiche campagne attraverso cui “intercettare” quei bambini che altrimenti non riusciremmo a visitare e monitorare. In queste settimane, ad esempio, sono impegnata in ambulatorio, perché con il cambio di stagione (in Perù sta iniziando l’inverno) aumentano i casi di malattia e la conseguente richiesta di visite.

Quali sono le maggiori difficoltà del tuo lavoro?
Da un lato la difficoltà di cambiare la mentalità della gente, soprattutto degli adulti, che non comprendono l’importanza della salute: se un bambino è malato, l’importante per molte mamme è che non perda giorni di scuola per non rimanere indietro negli studi, senza capire che il rendimento scolastico è strettamente legato allo stato di salute. Dall’altro la difficoltà per gli strati più poveri della popolazione di accedere alle cure: soprattutto in caso di problemi sanitari complessi, è praticamente impossibile affrontare le spese per l’accesso a strutture sanitarie specialistiche.

 E quali le maggiori soddisfazioni?
Per un medico la guarigione di un proprio paziente è sempre qualcosa di speciale. A maggior ragione se vedi tornare il sorriso sul volto di un bambino, magari dopo che hai dovuto “lottare” con una mamma poco consapevole dell’importanza della salute. Lo stesso lavoro di sensibilizzazione delle madri all’inizio era molto difficile, ma ora cominciamo a cogliere i primi frutti e queste donne stanno imparando ad accudire al meglio i loro figli.

Cosa significa per te lavorare nei progetti del Cesvitem?
Lavorare per il Cesvitem mi dà la possibilità di lavorare con le persone più in difficoltà, abbandonate dal sistema sanitario nazionale, facendo spesso come ong più di quello che fa lo stesso Stato. Mi dà l’opportunità di sentirmi davvero utile per tutti, per i bambini e i ragazzi dei nostri progetti, per le loro famiglie, anche per i miei colleghi del Cesvitem Perù: quando c’è un problema di salute o anche solo bisogno di un consiglio, tutti vengono da me.

Quanto importante è stata per te l’esperienza al Bambin Gesù?
Per un medico è sempre importante cercare di migliorare le proprie capacità e conoscenze, ma in Perù le opportunità in questo senso sono davvero poche. Aver fatto parte, anche se per poco, dello staff di un ospedale pediatrico italiano è stato per me motivo di grande soddisfazione: ho conosciuto professionisti eccezionali, che giorno dopo giorno dedicano la loro vita al lavoro per gli altri. Per quattro mesi ho collaborato con specialisti in broncopneumologia, malattie infettive e allergologia. E ho elaborato molte idee che ora spero di poter mettere in pratica per migliorare, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico, le attività sanitarie che realizziamo a Trujillo.

Notizia del 16/06/2010


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